La vigilanza in araldica viene rappresentata da una gru che rimane sollevata con la sola zampa sinistra, mentre con quella destra stringe un sasso. Tra le figure araldiche quella della gru è forse tra le meno popolari, ma la sua storia mi è sembrata da sempre così emblematica della realtà. Nel caso la gru dovesse addormentarsi e lasciarsi sfuggire il sasso, il rumore che questo produrrebbe cadendo la sveglierebbe, da qui la rappresentazione della vigilanza. Banalmente semplice no? Eppure come non notare la realtà di questa rappresentazione.

Spesso siamo così legati a quello che abbiamo, lottiamo molto per ottenere quello che desideriamo, sia che si tratti dell’ambito della conoscenza, della carriera o della famiglia. Quante volte però terminata la fatica della lotta e il compiacimento successivo ci dimentichiamo di quello che abbiamo conquistato? Quante volte come la gru ci addormentiamo lasciandoci sfuggire quello che così duramente avevamo raccolto? Troppe volte diamo per scontato quello che ci circonda, ma è umano.

Tra le tante cose che non dobbiamo dare per scontato tuttavia c’è la nostra conoscenza e quella dei nostri figli. Mi sono imbattuto nel fatto che ormai più di del 60% degli italiani non leggono nemmeno un libro durante l’anno e che, come immaginabile, i figli che non vedono i genitori leggere sono più propensi a non prendere in considerazione questa attività.

Certo è comprensibile che con i ritmi della vita di oggi si faccia davvero fatica  a ritagliarsi un attimo di tempo, di spazio, per sedersi comodi e leggere un buon libro. Spesso si rincasa tardi, stanchi e con ancora mille cosa da fare. Chi è genitore poi lo sa, non si vede l’ora di tornare ad abbracciare i propri figli, raccontarsi a vicenda le proprie giornate. Isolarsi dietro a delle pagine è un vero peccato.

Vigilanza nell’educazione o passatempi insieme?

Non credo che una cosa debba per forza escludere l’altra. Sarebbe bello però riuscire a dedicare una serata in cui invece di guardarsi un film, si legge un libro, anche tutti insieme. Educare le nostre generazioni a quel patrimonio infinito che è la cultura, servirà anche a farle crescere come persone e innalzare il loro valore a livello di capitale umano per il lavoro futuro. Abituarli al tatto del libro, a sfogliarlo, respiralo, a viverlo non soltanto come imposizione scolastica ma facendogli capire che può essere un vero piacere. I libri non sono solo contenitori noiosi, ma opportunità per condividere un’avventura o un viaggio insieme.

Non dimentichiamoci di leggere, non dimentichiamoci di insegnare a leggere, non lasciamoci svegliare come la gru dal sasso ormai caduto.