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Finisco la rassegna, stavolta ignorando i fatti di cronaca e concentrandomi sul preservare almeno la memoria dei patrimoni storico culturali. Se un maggior numero di individui si dedicasse a questa attività, per generalizzare debitamente, i guerrafondai assidui diventerebbero storiografi napoleonici contro anti-napoleonici. Questa era una battuta di un mio insegnante di storia, che non ho mai ben capito cosa volesse dire. Come la intepreto a posteriori: se il bombardamento non fosse un’opzione, come accade per i dibattiti occidentali sulla cultura, probabilmente saremmo qui a discutere sulla validità dei manufatti storici dei quali stiamo parlando. Se i manufatti in questione siano o meno valevoli di menzione parlando dell’identità di un Paese, ad esempio. Cosa che non possiamo certo domandarci se la minaccia di crollo, o di bombardamento in questo caso, incombe.

La moschea di Sheik Lotfallah, Mashhad

Una moschea destinata alla famiglia reale, piuttosto che al popolo, e questo ne giustifica gli stupendi arredi. Non è la maggiore basilica della città, quanto a dimensioni, ma sicuramente quella con le mattonelle piu’ ornate. La piu’ grande moschea del mondo l’abbiamo invece a Mashhad, ed è la moschea di Imam Reza. Il The Guardian parla di 25 milioni di visitatori ogni anno. L’ottavo degli imam della Shia, per chi è pratico di dottrina islamica. Una figura indubbiamente di riferimento per milioni di fedeli, o se non la figura, sicuramente la tomba in quanto orizzonte simbolico di significato, come direbbero i semiologi.

La prima capitale dell’impero achemenide

Costruita da Ciro il Grande in persona, Pasargade vede la sua magniloquenza di capitale affidata all’accostamento tra edifici maestosi e pittoreschi e bellissimi giardini. A coronarli fontane, canaletti, giochi d’acqua, sopra quella che alcuni dicono essere la tomba di Ciro il Grande in persona.

Se ancora non vi ho convinto con le bellezze di questo Paese, lasciatevi raccontare della Cittadella di Bam, una perla del sesto secolo a.C. 180mila metri quadrati per una stupenda cittadina arroccata su un monte, con una strategica fortezza centrale, case, bazar. Il tutto circondato da mura alte 7 metri. La cittadella fu in gran parte distrutta da un terremoto nel 2003, ma da allora in avanti la ricostruzione è andata avanti.

Per finire: la torre di mattoni piu’ alta del mondo

Gonbad-e Kavus può considerarsi un altro esempio di ingegneria e arte persiana notevole: si tratta della torre di mattoni piu’ alta del mondo. E’ una torre funeraria su una base di stella a dieci punte, con un tetto conico contornato da scritte, contornato da scritte che ne alterano solo parzialmente l’austerità.

La condanna forte e decisa alla guerra e alle sue atrocità trova in Guernica, la grandiosa opera d’arte dell’artista spagnolo Pablo Picasso, una delle sue denunce più forti ed emotivamente turbanti.

Proprio in questi giorni, il 26 Aprile ricorre l’anniversario del bombardamento del quartiere spagnolo che dà il nome all’opera, bombardamento che colpì non obbiettivi strategici ma gruppi di civili. L’atrocità di quell’avvenimento scosse a tal punto Picasso che in breve tempo stese l’opera dall’enorme grandezza di tre metri e mezzo di altezza e quasi otto di lunghezza. Venne esposta alla Mostra Universale di Parigi del 1937, la cui istallazione ne decise il senso di lettura da destra verso sinistra.

Io ho avuto la fortuna di poter vedere fisicamente questa straordinaria opera, anche se vedere in questo caso particolare risulta riduttivo. Si viene letteralmente sovrastati, travolti e sconvolti. Questa è la sensazione che l’artista vuole far provare a chi si trova davanti a questo capolavoro, per far rendere conto allo spettatore, anche che in minima parte, lo sconvolgimento delle persone strappate alla loro semplice quotidianità. Inutile dire che ci riesce benissimo.

Picasso è un pittore particolare e non amato da tutti, ma che lo si ami o meno, qui non è importante. La totale assenza di colore, la struttura del disegno in cui lo spazio è completamente schiacciato, le figure con i tratti volutamente così deformati, la scomposizione del tutto. Sconvolgente. Io ricordo di essere rimasto scosso da quella visione, probabilmente anche perché chi è della mia generazione la guerra la ricorda e la sente vicina, anche solo avendo ascoltato i vividi racconti dei genitori.

Una condanna che giunge fino ai giorni nostri

Un quadro ideato per rappresentare una strage di civili, gli orrori di una guerra passata, ma guardandolo non si può non percepire quanto Guernica sia attuale.

Le stragi che continuiamo a portarci dietro mettono noi esseri umani sul banco degli imputati, ci ricordano come possiamo essere giudici, testimoni, carnefici e vittime insieme.

Guernica però ci ricorda che c’è anche una speranza, speranza nel cambiamento, speranza che l’esperienza di queste insensate atrocità ci faccia unire in un vivere civile collettivo. Relegando la violenza nel passato, in bianco e nero, come il mondo estremo e polarizzato che sottende.