Annunciata dall’Ansa, la notizia scuote i salotti, che per tradizione non associano alla nostra città meneghina una storia ebraica particolarmente rilevante. Non a Venezia, non a Roma, non a Ferrara, ma a Milano nascerà a Milano il Museo nazionale della Resistenza. Parola dell’attuale ministro dei Beni culturali e del sindaco di Milano. E’ stata eletta come sede la seconda piramide di Herzog in piazzale Baiamonti.

La piramide verrà realizzata di fronte a quella già esistente della Fondazione Feltrinelli.
    In aggiunta ai 2,5 milioni di euro stanziati in passato, dice Ansa, se ne stanzieranno altri 15.

La comunità ebraica di Milano

Al di là della valenza simbolica di Milano come polo aggregativo, va detto che la comunità ebraica di Milano conta oltre 7mila iscritti, ed è seconda solo a Roma per importanza. La storia di questa comunità si può trovare nel libro di Rony Hamaui, “Ebrei a Milano”, edizioni Il Mulino. Nè ghetti, nè cimiteri abbandonati, nè storie rilevanti di ghettizzazione pubblica o privata. Forse il motivo della scelta di Milano risiede anche in questo, nella attuale constatazione di zona neutrale e pacifica, e quindi in un omaggio indiretto alla città.

Capitale culturale

Ma non possiamo escludere, come già detto, Milano come polo culturale ormai imprescindibile per qualsiasi nuova struttura. Capitale degli eventi e finestra sull’Europa. Raggiungerla, per i cittadini internazionali, è diventato sempre più facile, complici anche le compagnie aeree low cost che la collegano al resto dell’Europa. Ma basta camminare per le strade di Milano per percepire la vocazione internazionale dei suoi abitanti.

Il museo nazionale della Resistenza potrà suscitare invidie dalle altre nostre Capitali, alcune delle quali giustificate. Però è un riconoscimento che, in fondo, abbiamo meritato.