Ricordo di aver visto non ricordo in che occasione un documentario che inquadrava l’interno dell’appartamento della poetessa polacca Wisława Szymborska. Il documentario partiva dal racconto biografico della poetessa e proseguiva narrando del ritiro del Nobel nel ’96, da lei personalmente descritto come “la catastrofe di Stoccolma”.

Nel suo appartamento ricordo esserci stati innumerevoli gingilli, bomboniere, souvenir, calamite, oggetti piccoli senza una funzione, spesso variopinti e luccicanti. Mi è sembrato, ricordo di aver pensato, la tana di una gazza ladra, piuttosto che il rifugio dalla Modernità di una grandissima e toccante poetessa.

Il kitsch

Kitsch, così l’ha chiamato lei stessa, una volta interrogata dall’intervistatore (abbiate pazienza, non ricordo proprio chi fosse). Aveva dato fiato ad un’apologia del kitsch che ho trovato spassosa e insieme coraggiosa, perché era sincera.

Ecco, in clima di tripudio natalizio, con lucine epilettiche e babbi natale abbarbicati su ogni balcone, mi sono ricordato che Andy Warhol amava il Natale. Famosa è la sua foto vicino a un albero di Natale non addobbato, lo sono meno invece le sue riproduzioni di ghirlande natalizie di età giovanile. Se non vale la pena soffermarvicisi, perché come tutte l opere di Pop Art ha senso solo se è pop, ovvero se tanti la conoscono e la riproducono spasmodicamente, Warhol e il Natale hanno probabilmente più in comune di quelloche non pensiamo. Nella sue biografie si parla spesso dell’infanzia religiosa trascorsa con la famiglia. Gli amici ricordano la sua munificenza nel fare i regali.

Insomma, pensando a mille accessori kitsch e a gadget inutili e a vetrine sfarzose, ho pensato che lo spirito di Andy Warhol, ma anche dell’apartamento di una nota poetessa polacca, è una delle facce di questa festa, e che così ce la dobbiamo probabilmente tenere.

Buon Natale a tutti!

PGB