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Ricordo pochi casi di simile interesse mediatico per un ritrovamento di quadro.

Il Klimt disperso

Sì, stiamo parlando dello stesso Klimt ritrovato il 22 dicembre 2019 e da pochi giorni riconosciuto come Klimt autentico. La galleria Ricci Oddi di Piacenza, coadiuvata dalla locale Polizia, ha eseguito gli accertamenti necessari e ora la paternità del dipinto è conclamata: è davvero un Klimt.

Le confessioni

Tra le varie petizioni di fama che l’essere umano mette in atto, la confessione di furto è quella che mi sconcerta di più. Questi due sessantenni che sembrano aver commesso il furto del “Ritratto di signora” del Klimt non mi sembrano totalmente credibili. 

Il furto non sembra essere una novità per loro, visto che si sono beccati  sette anni uno, e l’altro 4 anni e 8 mesi per furto precedente di quadri, in diversi locali pubblici e privati. La condanna è della Cassazione, quindi definitiva.

Ma perché la restituzione?

In sostanza, i due avrebbero non avendo più nulla da perdere, e avrebbero avanzato la confessione per amore nei confronti della propria città (Piacenza).

La confessione è ovviamente al vaglio degli inquirenti, anche perché il rischio dell’autoproclamazione a fin di fama è sempre in agguato. 

Riportato a casa

Immaginate, la lotta contro le proprie coscienze, il patriottismo che sale.

I due dicono di aver addirittura fatto in modo che il dipinto ritornasse nella città di origine. Un campanilismo anti-economico forse dovuto all’imminente condanna, alla fine dei propri anni, al sentimentalismo indotto dalla vecchiaia.

Come vorrei aver trovato una moneta medievale in qualche zone di frontiera italica, averla abusivamente conservata a scapito della Soprintendenza. Di modo da poter, ora, autoproclamarmi pericoloso ladro di monete, ricevendo magari il plauso collettivo.

I due signori forse non hanno capito che il momento di Nemico pubblico, Diabolik, Bonnie e Clyde, è finito. Magari tornerà.

E’ stato ritrovato il celeberrimo “Ritratto di signora” dell’artista austriaco, rubato nel 1997 da una galleria piacentina. 

Una galleria in scompiglio

Precisamente, la Galleria d’arte moderna Ricci Oddi di Piacenza, che a cause della sparizione aveva subito un danno di valore inestimabile. Una ricerca mondiale in corso, anche se lo staff del museo sembrava aver perso le speranze.

La dinamica del ritrovamento

È tempo di manutenzione straordinaria, per la galleria Ricci Oddi, e gli addetti arrivano in ufficio di buon’ora. Ci sono superfici da spennellare, cartongessi da alzare, mobili da spostare. La promozione ha già pensato al nuovo assetto degli ambienti, non resta che rimboccarsi le maniche e iniziare. Ci sono due addetti, che chiameremo Mario e Ahmed. Stanno spostando un cassettone su cui prima stavano alcune brochure, una fioriera, una ciotola di caramelle. Mario cammina di retro, Ahmed gli dà istruzioni. “A destra, un po’ più a destra. No, sei contro il muro”. Imprecazione. Il muro si è spostato.

Il riconoscimento

Il danno è fatto. I due provano a vedere se il danno è riparabile. La parete sfondata ha aperto un’intercapedine in cui sembrano esserci non più che calcinacci e polvere. Mario sa fare i cartongessi, fa una stima del danno, prima di comunicarlo al direttore dei lavori. Sposta alcuni calcinacci per vedere se nell’intercapedine c’è altro.

E lì, un sacco. Non poi così coperto dalla sporcizia come dovrebbe essere. Il sospetto, ai due, viene.

La chiamata ai superiori. Alle autorità. Alla Polizia. Il resto è storia.