Buon Dantedì a tutti e a tutte!

Per una volta una ricorrenza nazionale viene unanimamente seguita da una larga fascia di popolazione.

Abbiamo i giovanissimi – obbligati da insegnanti, tutor, DAD e chi più ne ha, più ne metta.

Abbiamo gli anziani come me, viziati da una visione del mondo romanticamente letteraria e dei grandi ideali.

E abbiamo poi i giovani, sbalzati dai loro posti di lavoro o dalle loro università, e i meno giovani che forse qualche garanzia in più l’avevano accumulata, che dopo anni di dimenticanza del Sommo Poeta potrebbero averlo oggi riscoperto.

Dante è un poeta per tutti questi, reietti ed esiliati, vincitori e baroni: non c’è una tendenza unica, non c’è un’interpretazione che valga per tutti.

La Divina Commedia

Da chi preferisce il clima fosco e tormentato dell’Inferno.

Qui gli strali politici e verbali della peggior specie, personaggi grotteschi che gli uni sugli altri si accumulano e lanciano invettive e maledizioni.
C’è poi il Purgatorio, che trovo francamente il meno frequentato, anche dai critici letterari.
Qui abbiamo la messa in piazza della penitenza come modalità di riscatto da una situazione limbica.
forse proprio per questo è meno frequentato, perché più in cattedra, con un occhio alle pene del piano inferiore ma un tono più smorzato è molto meno socialmente critico.
E infine c’è il Paradiso.

Solitamente disdegnato dai più giovani è riscoperto in tarda età, il Paradiso è il capolavoro poetico del poeta fiorentino.

Una lingua sorvegliata e un registro aulico, dopo la salita di tono delle tre Cantiche, conferiscono a questa opera straordinaria il potere di coronare quella che è l’epopea dell’umanità.

Buon Dantedì!

In questo periodo di incertezza e di dubbi e condizioni politiche può aver senso riscoprire la Divina Commedia come opera massima del sommo poeta.

Chissà che alcuni risvolti del Purgatorio, proprio la Cantica dimenticata, non possano omologarsi alla nostra condizione attuale…