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La luce in fondo al tunnel per le criptovalute. Questa sembra la convinzione del momento dell’intellighenzia informatizzata e avventurosa in fatto di investimenti. Si legge di un giovane di nome Didi Taihuttu, che ha venduto tutti i propri beni immobili, e gran parte di quelli mobili. Ora vive in una roulotte con la famiglia e crede fermamente che diventerà ricco con la criptovaluta nella quale ha investito.

Come ho già scritto la volatilità di questo mercato impedisce di fare previsioni di crescita sicure, ma non è questo l’argomento del quale voglio parlare.

Mi piacerebbe introdurre una novità assoluta, l’enciclopedia retribuita a criptovalute. Dunque, quali sono le novità in ballo con l’enciclopedia targata Lunyr della quale si sente molto parlare in questo periodo?

Innanzi tutto, se ne parla ora perché è stata indicizzata dai motori di ricerca la sua versione beta. Aggiornata, funzionale, rapida. In secondo luogo, la moda delle criptovalute, come sostenevo nel mio precedente articolo, consente che qualsiasi albero che cade faccia più rumore… Et coetera.

Ma qual è la vera novità dell’enciclopedia retribuita a criptovalute?

Forse più la retribuzione, che la criptovaluta. La retribuzione del lavoro intellettuale dell’enciclopedico, prima nato come studioso e filo-sofo, amante della saggezza e quindi desideroso di condividerla, anche gratuitamente. Professionalizzare un’operazione del genere, si dimostrerà necessario? Mi piacerebbe fare un percorso tematico sull’argomento, che inizierò con queste scarne osservazioni.

Ma due parole sulle criptovalute circolanti nel sistema lunyr le devo spendere. Innanzi tutto, “la piattaforma integra anche un sistema di advertising, ovviamente basato sui token, cosa che dovrebbe far girare ancora di più l’ecosistema del nuovo mezzo” (come scrive Il Sole 24Ore).

I token sarebbero i “gettoni”, cioé le criptovalute. Queste monete varrebbero quindi all’interno del sistema come una merce di micro-retribuzione degli autori, e di chiunque volesse pagarsi uno spazio pubblicitario. La domanda che mi resta è, cosa succederebbe se i token andassero male negli investimenti azionari al’infuori della piattaforma?

Mi pare che la situazione sia quella di svalutazione delle monete nei mercati globali. Cosa che non diminuisce il potere d’acquisto nel territorio nazionale, nel mondo reale. Ma con i token ci potremo comprare, un giorno, il pane?

 

Il generale entusiasmo per le criptovalute, iniziato con Bitcoin e mining in generale, ha sparso il suo contagio anche fuori dall’ambiente finanziario.

Come poteva essere il Pilates qualche anno prima, o il Nuovo Mondo agli inizi dell’Ottocento, il Bitcoin ha cominiciato a popolare innumerevoli conversazioni, fino a diventare anche solo uno sfizio investitorio temporaneo. Dagli anni Duemila in poi, direi. Complice sicuramente l’avvento del Web come forma privilegiata di controllo, di gestione finanziaria, di divulgazione, anche.

Ora, la rivoluzione inaugurata dalle blockchain credo sia indiscussa e oramai affermata anche dai più nostalgici del settore. Più che di Bitcoin, in realtà, sono interessanti e spendibili, a parer mio e di molti istituti di credito, proprio le blockchain. E infatti il discorso sui crolli in Borsa di inizio anno delle criptovalute rimettono in gioco un discorso di questo tipo, più che su Bitcoin in sé, che è stato un fenomeno per alcuni versi passeggero, e moto legato ai salotti (online e reali).

Quota Bitcoin

Insomma, la quota del Bitcoin scende sotto i diecimila dollari, quasi dimezzandosi nell’arco di un solo mese. Un picco decisamente negativo.

Non possiamo non correlarlo alla generale diffidenza verso le pubblicità ingannevoli legate alle criptovalute, parenti strette del Bitcoin.

A dimostrazione del rischio concreto di truffe […] la Sec, l’authority finanziaria Usa, ha bloccato un’offerta iniziale di valuta (Ico) della AriseBank in Texas. La banca ha sfruttato l’immagine di personaggi famosi, tra cui il pugile Evander Holyfield, con l’obiettivo di raccogliere ben 600 milioni di dollari da pubblico retail nell’ambito del lancio da un miliardo della nuova moneta AriseCoin. L’accusa è di rappresentare un inesistente progetto di banca decentralizzata per collocare una valuta utile solo per accedere a servizi e prodotti di fatto tradizionali. Il dipartimento bancario texano aveva già proibito l’utilizzo della piattaforma per la Ico in Texas, ora la Sec ha bloccato l’operazione a livello nazione.

Di Bitfinex e del sospetto di riciclaggio ne sentiamo ormai parlare da tempo.

Ma insomma, perché le criptovalute sono così instabili? L’insistenza generale su una regolamentazione è un tentativo di risposta alla volatilità di questo mercato. Per quanto l’Agenzia delle Entrate specifichi che le operazioni su criptovalute siano equiparabili a quelle sulle monete, quindi esenti da tassazione sul capital gain. Per importi contenuti, ovviamente.

Mi piace il premio Nobel per l’economia (2013), Robert J. Shiller, padre della finanza comportamentale, che spiega come utilizzare metodi propri della psicologia per identificare i sintomi da bolla finanziaria. I metodi sono quelli per trovare eventuali disturbi di personalità.

Insomma, al di là di queste suggestioni: per ora i saliscendi sono decisamente vertiginosi. Gli aumenti bruschi sono al primo posto, nella suddetta lista comportamentale di Shiller. Forse il Bitcoin non è così lontano dal disturbo? Stando alla stampa, gli si prospetta un annus horribilis. Ma vedremo.