Sebbene la nota mensile sull’andamento dell’economia, prodotta dall’Istat, sia da prendere in un contesto e non come valore assoluto: mi sento quasi di tirare un sospiro di sollievo.

Non mi sono pronunciato finora troppo sulla “ripresa”, i cui effetti sono meno evidenti della crisi.

Riporto dei dati letti qualche giorno fa sul Sole 24ore:

La revisione dei Conti economici trimestrali, rileva l’Istat, ha evidenziato nel secondo trimestre un aumento congiunturale del Pil pari al +0,3%. La domanda nazionale al netto delle scorte ha contribuito per 0,3 punti percentuali alla crescita del Pil (+0,1 i consumi delle famiglie e +0,2 gli investimenti fissi lordi). L’apporto della variazione delle scorte è stato positivo per 0,4 punti percentuali, mentre è risultato negativo quello della domanda estera netta (-0,3 punti percentuali). Con un aumento congiunturale delle importazioni di beni e servizi (+1,2%) e una variazione nulla delle esportazioni. Dal lato della domanda, è proseguito l’aumento dei consumi finali nazionali. Seppure con una dinamica più lenta di quella registrata nel trimestre precedente (+0,2% la variazione congiunturale in volume, da +0,6%).

Ricordavo di averlo scritto in qualche forma, per quanto io non mi sbilanci a seguire questi megafoni che inneggiano alla ripresa, come non mi sono mai stracciato le vesti pontificando sulla crisi economica. Citavo Robert Coen e la necessità di investimenti infratrutturali. E l’export, e la competitività… Volendo essere iper-sintetico mi sono rifugiato magari nel mantra.

Vediamo se il sospiro di sollievo dura.