A quasi un anno dall’inizio del lockdown, possiamo dire che l’ozono si è ridotto, la green economy funziona, l’aria è più pulita e i polpi son tornati alle nostre spiagge?

Aria più pulita?

Ora, non possiamo negare che la discesa di diversi animali selvatici nelle fontane e nelle aiuole delle nostre città sia avvenuta, e questo è sotto gli occhi di tutti.

Chi non ha visto le foto dei delfini al largo di Venezia, i cinghiali e i caprioli che entravano nei giardini privati, e non solo nei paesi pedemontani?

Però, purtroppo, per quanto riguarda la salute dell’aria non si distingue chiaramente un calo dello smog dal 2020 al 2019.

I valori 

Il traffico è sicuramente calato durante i due lockdown e si è ridotto l’inquinamento da ossidi di azoto dei motori a gasolio. Però, è cresciuto l’inquinamento da ozono troposferico, e sono anche cresciute le emissioni da collegare ai riscaldamenti domestici.

La Lombardia

Le notizie sono però buone per la Lombardia, dove secondo un’indagine basata sul bilancio 2020 di Arpa Lombardia, i livelli di biossido di azoto sono decisamente bassi rispetto all’anno precedente.

Invece i valori di pm10 superano nel 2020 i limiti sul numero massimo di giorni oltre la soglia di 50 microgrammi su metro cubo d’aria. Il benzene, monossido di carbonio e infine il biossido di zolfo rimangono sotto i limiti.

Ricorda: per poter capire questi dati serve avere un quadro generale, quindi la media annuale, ma serve anche considerare lo sforamento delle singole stazioni.
Alcune zone sono, come è evidente, più soggette di altre all’inquinamento, e alcuni tipi di inquinamento, come quelli della logistica, impattano in modo più deciso rispetto ad altri in alcuni contesti.

Poi, non dobbiamo dimenticarci il fattore meteo: basta una giornata di vento forte per eliminare la maggior parte delle polveri sottili e degli inquinanti, il che rende l’analisi della media utile ma non verità assoluta.
In un prossimo post vorrei parlare in breve delle altre regioni italiane.
Intanto, su la mascherina!