Uno degli scogli principali a cui va incontro chi si avvicina al teatro per la prima volta è il tipo di recitazione. Abituati alla recitazione naturalistica e sommessa del cinema, spesso troviamo innaturale la declamazione che anche nel linguaggio comune designiamo come “teatrale”.

Vediamo il problema dal punto di vista del dibattito, e poi del dibattito attoriale con particolare attenzione alle opere di Shakespeare.

Le due scuole di pensiero e i successivi movimenti teatrali erano distinti e separati, anche se confusi con le tempistiche storiche e le somiglianze di stile. Di conseguenza, il passaggio a una forma più autentica di dramma sul palcoscenico tra la metà e la fine del XIX secolo è spesso considerato un unico periodo. Se il realismo e il naturalismo nel teatro sono due movimenti, quale dei due è nato prima? 

Una cosa è certa: i melodrammi esagerati e pieni di spettacolo dell’inizio e della metà del XIX secolo sono oggi definitivamente tramontati (anche se a molti poco avvezzi al teatro spesso non sembra così).

In termini di stile, le parole realismo e naturalismo sono spesso erroneamente usate per significare la stessa cosa. 

Sono simili, sì, ma non identiche. Alcuni studiosi si riferiscono al sistema di Stanislavski come premessa per la recitazione naturalistica, mentre altri si riferiscono a questo sistema per la recitazione realistica, giusto per citare un caso comune. La recitazione naturalistica nei drammi naturalistici è diversa dalla recitazione realistica nei drammi realistici. Le esigenze dell’attore sono diverse, sia per quanto riguarda la caratterizzazione dei personaggi, sia per quanto riguarda gli scenografi, le proprietà e i costumi, sia per quanto riguarda il soggetto, che spesso è diverso.

Tecniche di Realismo e Naturalismo

Il drammaturgo norvegese Henrik Ibsen è spesso considerato il padre del realismo.

Qui i personaggi sono quotidiani, più afferenti alla commedia che alla tragedia greca (come vorrebbe l’aristotelica definizione). 

Il movimento realista nel teatro e il conseguente stile di rappresentazione hanno influenzato notevolmente il teatro e il cinema del XX secolo e i suoi effetti si fanno sentire ancora oggi.

All’inizio del XX secolo, l’America si è impadronita di questo stile di rappresentazione (realismo americano) e di recitazione.

Le ambientazioni dei drammi realistici sono spesso blande (deliberatamente ordinarie)

i dialoghi non sono amplificati per l’effetto, ma sono quelli di un discorso quotidiano. Inoltre, 

il dramma tende allo psicologico: la trama è secondaria e l’attenzione principale è posta sulla vita interiore dei personaggi.

Recitazione naturalistica

A questo quadro bisogna aggiungere la recitazione di tipo naturalistico, ovvero non declamatoria. Tra gli attori shakespeariani, questo è un dibattito molto diffuso: il crinale è tra il rischio di non piacere per eccessiva pomposità (fedele alla linea) oppure il tradimento dell’altezza del testo originale, pena di un’eccessiva semplificazione.

Il dibattito è ancora aperto, soprattutto su Shakespeare. Mi sentirei di dire che è opportuno, come in ogni ambito procedurale artistico, trovare un common ground. Ma soprattutto, lasciare il giudizio a chi già abilmente si occupa del ruolo di testimone di questo immenso drammaturgo: gli attori.