Coriolano è un uomo di grande orgoglio che si aggrappa costantemente al mos maiorum, e che mette in luce la profonda contraddizione che vige tra il votarsi all’eroismo e l’abbandonarsi ai sentimenti. 

Il suo carattere è simile a quello di Giulio Cesare (sempre shakespeariano, chiaramente), altrettanto incrollabile nelle sue convinzioni e altrettanto allergico a certe dinamiche politiche. Però in realtà Cesare era noto per essere “costante come la stella polare”, il che lo rende ancora più risoluto e intransigente di altri uomini.

Allo stesso modo, Coriolano si rifiuta di partecipare al gioco politico, il che lo porta a essere bandito da Roma.

Nel corso dell’opera, Coriolano rimane fermo nei suoi valori e non è disposto a mendicare consensi o a recitare la parte del sepolcro imbiancato. Quando finge di occuparsi della gente comune su indicazione della madre, i tribuni lo accusano di tradimento, spingendolo oltre il limite. La sua intensa passione per Roma e il suo orgoglio sfrenato lo portano a rivelare il suo disprezzo per i popolani.

L’eroismo in Coriolano passa dalla solitudine

In termini di eroismo, l’individualità e la solitudine di Coriolano sono componenti cruciali. Combatte per l’onore e per Roma, da solo sul campo di battaglia, mentre gli altri soldati lo abbandonano per saccheggiare.

A questo punto, cattura la città da solo, diventando una “cosa di sangue”, un “pianeta”, un “dio” e una macchina. L’eroismo, a quanto pare, è in contraddizione con la natura umana, e Coriolano diventa un personaggio simile a Terminator dei primi tempi.

Umanizzazione vs eroismo

Tuttavia, quando la famiglia di Coriolano lo affronta, egli è costretto a riconsiderare i suoi valori, umanizzandolo nel processo e portando infine alla sua caduta. Volumnia, in particolare, lo costringe ad accettare il suo ruolo familiare e quindi lo umanizza.

Questa ritrovata umanità viene sfruttata da Aufidio, che chiama Coriolano traditore e lo accusa di furto. L’umanizzazione di Coriolano segna il suo destino, perdendo il suo status di eroe e, infine, la sua vita.

Alla fine dell’opera, Volumnia diventa un nuovo tipo di eroe, preservando la sua umanità attraverso la femminilità e il linguaggio. Salva Roma, guadagnandosi il titolo di “patrona” e “vita di Roma”. Quando viene riaccolta in città con Virgilia, vengono accolte come “signore”. A differenza di Coriolano, che usa la violenza e la mascolinità per raggiungere l’eroismo, Volumnia usa il linguaggio e rafforza la sua femminilità, i legami familiari e l’umanità per salvare Roma.