Che ci sia un genuino desiderio d’inchiesta dietro chi utilizza il traduttore automatico, è fuor di dubbio.

Traduttore automatico e “Dire quasi la stessa cosa”

Il traduttore automatico sembra essere oggetto di sempre più attenzioni da parte degli internauti. E’ evidente che un Salinger non potrà essere affidato alle larghe maglie di Google Translate, come anche una nota medica. Comunque, l’importanza del documento che si desidera tradurre è direttamente proporzionale al desiderio d’inchiesta: cosa c’è scritto? Ma inversamente, ahimé, all’opportunità di utilizzare un traduttore automatico.

“Dire quasi la stessa cosa” è un saggio del 2003 di Umberto Eco. Iniziava appunto con una rassegna molto divertente di alcuni esperimenti falliti con i traduttori automatici all’epoca in circolazione. Mi rende un po’ perplesso pensare che 15 anni fa fosse già quasi un’era diversa, però dimostrerò come le cose non sono poi tanto cambiate.

DeepL

Ho sentito molto parlare di DeepL, il traduttore che dovrebbe fare da diretto concorrente a Google. La traduzione cerca di basarsi sui processi neurali che l’uomo compie per comprendere e articolare il linguaggio, con l’ambizione di universalizzare la semantica e le scienze cognitive umane. Questa è la traduzione di questo primo paragrafo, inserito in DeepL:

“I’ve heard a lot about DeepL, the translator who should be the direct competitor to Google. The translation tries to be based on the neural processes that man performs to understand and articulate language, with the ambition to universalize semantics and human cognitive sciences. This is the translation of this first paragraph, inserted in DeepL”.

L’inchiesta sul significato

Cosa ne penso? Trovo che sia una buona traduzione. Il senso tecnico del mio paragrafo, scritto in un italiano piuttosto ordinario, è stato rispettato. Per la nota di un medico forse può andar bene, anche se ho fatto altri esperimenti con la poesia, e non sono stato così fortunato.

Ma la mia curiosità, che risponde a un naturale bisogno umano, non si è fermata. Ho pensato a un poeta che rispetta la semantica della prosa, che rispetta la metrica. Ci ho messo anche un’apostrofe, e ecco qui la traduzione dell’ultimo paragrafo di “Pianto Antico” di Carducci:

“Thou art of my plant
Beaten and withered,
You of the useless life
Extreme unique flor,
Six in the cold land,
Thou art in the black land;
Nor the sun most rejoices thee
nor does it awaken your love”.

Devo dire che sono colpito.