Riporto da Ansa:

VENEZIA, 15 DIC – Il cda della Biennale di Venezia, su proposta del presidente Paolo Baratta, ha deciso di nominare Ralph Rugoff direttore del settore Arti Visive con lo specifico incarico di curare la 58/a Esposizione Internazionale d’Arte del 2019. La rassegna si terrà dall’11 maggio al 24 novembre 2019; vernice 8, 9 e 10 maggio; inaugurazione al pubblico sabato 11 maggio.
Per Baratta “l’incarico a Ralph Rugoff conferma l’intenzione della Biennale di qualificare la Mostra come luogo di incontro tra il visitatore, l’arte e gli artisti. Una Mostra che impegni i singoli visitatori in un diretto confronto con le opere nel quale la memoria, l’inatteso, l’eventuale provocazione, il nuovo e diverso possano sollecitare lo sguardo, la mente e l’emozione di chi osserva, dandogli l’occasione di una intensa e diretta esperienza”. Rugoff dal 2006 è direttore della Hayward Gallery di Londra.
E’ stato tra l’altro direttore artistico della XIII Biennale di Lione.

Ho letto qualcosa di Rugoff durante gli anni ’80, quando scriveva di critica d’arte.

Una penna agile, e alcuni pareri fulminanti

Apprendo ora si è occupato di artisti del calibro di David Hammons, Mike Kelley, Paul McCarthy, Luc Tuymans, Andreas Gursky, Jean-Luc Mylayne, Raymond Pettibon e Jason Rhoades. Non uno sprovveduto, ma comunque un abito giovanile, come si attaglia alla Biennale.

La direzione precedente della biennale di Lione lascia ben sperare in un lavoro quantomento d’impatto sull’audience. Tenere alta l’attenzione della stampa non è facile, anche se la rilevanza di questa manifestazione è grande. Forse è arrivata a superare la necessità stringente di advertising, per quanto sia sempre necessario, ovviamente.

La scelta di un americano è in linea con la poca attenzione alla nazionalità che questo tipo di assegnazioni stanno assumendo. D’altra parte, può sembrare assurdo il vincolo campanilistico fine a se stesso. Cecilia Alemani era un volto molto più noto nel panorama nazionale, certo, ma non bisogna dimenticare la forte impronta internazionalista che la Biennale ha ormai assunto. Che impone, sempre a mio parere, che l’advertising prosegua com’è ora, rivolto ad alcuni bersagli esteri.

Per ora reperirò una raccolta di saggi di Rugoff. Si intitola “Circusa Americanus”. Speriamo.