Ho trovato una tabellina relativa all’anno 2013. La tabellina compara l’IVA applicata sui beni di consumo, e quella applicata sulla stampa. Questo in diversi Paesi europei, il che ci dà uno sguardo d’insieme sulla questione:

(Fonte)

Parliamo di 6 anni trascorsi dal 2013, quindi è chiaro che non è mia intenzione fare un’analisi comparativa attuale. Però questa disparità, tra una Norvegia con l’IVA al 25%, che sgrava completamente l’editoria, e l’Austria che la dimezza soltanto, è abbastanza evidente. Potremmo dire che come l’Italia molti altri Stati si comportano nei confronti dell’editoria più come finanziatori indiretti che diretti.

Dei Paesi sovra-citati 10 applicano anche sussidi diretti, sempre secondo la relazione del briefing che ho preso in considerazione. 8 invece non li applicano.

E’ interessante vedere in questo articolo quanti Paesi applichino il supporto selettivo all’editoria. Quello che ho descritto altrove come spinoso problema, è percepito ovviamente come tale non solo dall’Italia.

Ora che abbiamo visto come l’Italia non sia troppo discosta da una media piuttosto variegata, vorrei aggiungere proprio due battute sulla selettività di contenuto. Innanzi tutto, invocare la censura di Stato è fuori luogo. Ma anche, elargire prebende.

Ho espresso in questi tre interventi il quadro logico che grossomodo mi sono fatto in merito alla questione. Spero che la mia decisione di semplificazione massima serva a chi ancora non conosceva il problema, e ora forse lo vede.

Alla prossima!