Un doveroso addio a un grande giornalista, voce storica di Radio Radicale nonché colonnista illustre per il Foglio.
Massimo Bordin è venuto a mancare il 17 aprile, in un momento nel quale la sua radio non gode certo di buona fortuna: si preannuncia infatti per il 21 maggio la cessazione della convenzione con la quale il Governo consente alla radio le attività istituzionali.

La fine di Radio Radicale
Una fine dolorosa per gli appassionati che ascoltavano ogni mattina “Stampa e Regime”, l’ormai storica rassegna stampa di Bordin, ma anche per chi vi seguiva dibattiti e interviste, oltre che processi e le attività parlamentari.
Per la cronaca, le attività parlamentari sono trasmesse a seguito di una convenzione con lo Stato che Radio Radicale ha dal 1994, che prevedeva fino all’anno scorso un ammontare di 10 milioni di euro.
Dimezzato quest’anno, e probabilmente non rinnovato. La convenzione in essere sembra ormai a serissimo rischio di abrogazione. Domenica 21 una manifestazione in piazza Madonna di Loreto a Roma persone ai diversi appelli che dal mondo intellettuale e giornalistico giungono in favore alla Radio, lamentando un probabile abrogazione del finanziamento, o quantomeno una messa in discussione della tradizionalità di questo binomio. Dico “tradizionale” perché dalla convenzione non c’è stato rinnovamento della stessa attraverso una gara, ma solo la ridiscussione periodica della convenzione con la Radio, facendo sì che in sostanza il suo ruolo di emittente privilegiata del Parlamento non venisse messo in discussione.

Una radio di partito?
Non mi pronuncio nel merito della specifica Radio, però l’occasione offre spunti innumerevoli coerenti con il discorso di retribuzione della cultura. Il discorso si va poi a focalizzare sul punto, assai più spinoso, del finanziamento pubblico. Va detto che oltre alla convenzione in essere tra Ministero dello Sviluppo Economico e Radio Radicale esiste già il contributo del
fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione. Forse più conosciuto come finanziamento ai giornali, questo Fondo va a estinguersi completamente per alcune categorie di testate giornalistiche, ma si parla in modo specifico anche di “emittenti radiofoniche private” (lo troviamo nella Legge di Bilancio 2019).
(continua)